Miniere
Miniera di Ingurtosu – Arbus

Miniera di Ingurtosu – Arbus

Miniera di Ingurtosu – Arbus

L’origine del nome Ingurtosu, si racconta, sia legato a “su curtugiu”, un avvoltoio che sovrastava i cieli di questa zona.

Ingurtosu, oggi un villaggio abitato da poche famiglie, fu uno dei più importanti siti minerari della Sardegna.

Quando a metà ottocento, una legge sabauda decretò che il sottosuolo era di proprietà dello stato, fu dato in concessione ai privati per sfruttarne le miniere.

I primi a sfruttare le risorse di questa zona, ricca di blenda argentifera e galena, furono Luigi e Marco Calvo che nel 1855, cedettero le concessioni alla Société Civile des Mines d’Ingurtosu et Gennamari.

Nel 1859 la società cominciò i lavori nella vallata di Is Animas, dove via via nacquero le case, lo spaccio, l’ospedale, il tabaccaio e le poste.

Presidente divenne il tedesco Jorg Bornemann, che con una squadra di tecnici tedeschi, avviò i lavori con metodo scientifico.

Nel 1870 fece costruire il Palazzo della Direzione, chiamato il “Castello”, perchè Bornemann, lo volle simile alla sua abitazione(un castello) in Sassonia.

In stile neogotico, fu costruito in cima a un’ altura e sovrasta la strada con un arco, era rivestito in granito e aveva bifore e monofore in legno viola.

Nei quattro piani che lo compongono, oltre la sua residenza, si trovavano anche gli uffici tecnici e amministrativi.

Quando Quintino Sella arrivò qui per una visita, la miniera occupava già 600 lavoratori.

Ma la società francese, per attuare nuove migliorie, aveva bisogno di ingenti fondi economici, cercarono nuovi soci, che arrivarono con 3 milioni di franchi di capitale.

Nacque così nel 1870 a Parigi, La Societè Anonime de Mines de Plomb Argentifére de Gennamari e Ingurtosu.

Con il nuovo capitale, si cercò di risolvere il problema dell’acqua, cercando di liberare le gallerie che si allagavano, perchè vicine al mare e ai ruscelli; al posto dei canali di scolo, fu creato un sistema di pompe meccaniche.

Si costruirono diverse laverie e i carri a trazione animale, furono rimpiazzati da un binario a scartamento ridotto con cui si portava il materiale dalle laverie al pontile di Piscinas, dove vi erano anche i magazzini per la blenda e la galena; da qui era caricato a mano sulle bilancelle a vela e veniva spedito a Carloforte.

Ingurtosu, ebbe una nuova svolta alla fine dell’800 quando venne scoperto un filone ancora più ricco di quello fino ad allora sfruttato, ma le strutture della miniera si rivelarono inadeguate e erano necessari nuovi fondi.

Nel 1899 gran parte delle azioni, furono cedute alla più grande società mineraria inglese, Pertusola Mining Ltd. Company, di cui era presidente Thomas Alnutt Brassey.

La prima cosa che la nuova società fece, fu la costruzione di una nuova laveria, chiamata laveria Brassey, inaugurata il 17 ottobre 1900.

La laveria era uno splendido esempio di architettura e tecnologia, che costò 400 mila lire e grazie al lavoro dei 160 operai, era capace di trattare 500 tonnellate al giorno di minerali.

La laveria, che si trova nella strada che da Ingurtosu porta a Piscinas, Naracauli, è ora uno scheletro che mantiene il suo fascino per l’ampiezza, per lo stile architettonico e tecnologico.

Nel 1906 vennero qui sperimentate le cernitrici magnetiche Primosig, che separavano il ferro dai minerali “ricchi”.

Grazie alle innovazione si arrivò a una produzione di materiale pari a 20.000 tonnellate di blenda e galena e a un impiego di 2.500 operai. Dopo la morte di Lord Brassey, gli inglesi continuarono lo sfruttamento, che durante il primo conflitto mondiale ebbe un rallentamento.

Nel 1924 fu costruito il pozzo Gal(dal nome di Paul Gal, dirigente del gruppo francese che succedette a quello inglese), che scendeva per 290 m.

Il pozzo, costruito nel cantiere Harold, rimase in funzione fino al 1975 e fu protagonista di molte proteste degli operai. Le proteste, iniziarono negli anni 30 quando, per avere una produzione maggiore, venne introdotto il sistema Badeaux, che consisteva nel decidere i tempi per ogni mansione e pagare di più chi riusciva a superarlo e gli altri dovevano adeguarsi a questo ritmo.

Questo metodo portò a un’efficienza incredibile, ma allo stesso tempo portava a un deleterio esaurimento della forza dei lavoratori.

Con la seconda guerra mondiale, le miniere iniziarono il declino, che si concluse nel 1991.

80 operai si rinchiusero nel Pozzo Amsicora, per evitare il licenziamento, ma fu inutile e l’8 maggio dello stesso anno l’avventura mineraria di Ingurtosu e Gennamari si concluse.

Anche nel 1961 Ingurtosu fu protagonista di un indimenticabile sciopero contro il Patto aziendale, che prometteva il mantenimento del posto e l’aumento degli stipendi, in cambio di una moratoria su scioperi e proteste: 24 minatori si rinchiusero per 11 giorni nel Pozzo Gal e l’ebbero vinta.

Ora questo territorio, così provato dalla mano dell’uomo è diventato parte del parco geominerario della Sardegna.

Un posto splendido grazie al quale si mantiene vivo il ricordo di molti operai, non solo sardi, che hanno lavorato, combattuto e sono morti lavorando.

Qui i torrenti sono rossi per i depositi di piombo, le montagne squarciate e gli edifici quasi completamente abbandonati, ma il panorama è suggestivo e unico.

Percorrendo la strada sterrata che da Ingurtosu porta verso il mare si rimane a bocca aperta per come la natura si stia riprendendo il proprio spazio.

Curva dopo curva nella profumatissima vegetazione si arriva a Piscinas, dove le immense dune dorate(il deserto d’Europa), alte anche 40 m lasciano senza fiato.

Con il suo mare cristallino e le dune, Piscinas si estende per tre km, per fortuna qui, con praticamente nessun segno dell’uomo.

Come arrivare alla Miniera di ingurtosu